La sacrestia

Costituisce, assieme all’adiacente cappella del Tesoro e alla cappella Carafa, uno degli antichi ambienti cinquecenteschi scampati all’incendio del 1757, dove venivano eletti i governatori della Santa Casa. La sacrestia fu affrescata tra il 1605 ed il 1607 dal pittore di origine greca Belisario Corenzio (1558-1646) che in quegli anni svolgeva una fervida attività di frescante. Il ciclo, per la cui esecuzione Corenzio si avvalse certamente di aiuti, è composto da scene delimitate da cornici mistilinee in stucco che suddividono la volta in 31 scomparti geometrici. Sulle pareti 15 scene bibliche sono separate da erme. Al centro della volta è la Visione di San Giovanni a Patmos collocata tra due comparti raffiguranti il Viaggio di Rebecca e Davide calato dalla finestra. Sui lati corti nei due ottagoni sono affrescati a sinistra l’Annunziata; a destra Isacco riceve il cibo da Rebecca e Giacobbe; negli ovali posti uno di fronte all’altro Giuditta e Oloferne e Raab offre doni a Giosué.

Gli splendidi armadi lignei, in noce intagliato e lumeggiato in oro, sono invece frutto di due distinti interventi. Entro la prima metà del Cinquecento scultori dell’ambito di Giovanni da Nola e un altro di cultura iberica eseguirono una prima parte dell’arredo completato, successivamente, da Girolamo D’Auria (not. dal 1566 al 1621), Salvatore Caccavello (not. dal 1555 al 1581) e Nunzio Ferraro (not. dal 1578 al 1604) tra il 1577 ed il 1579. I ventinove riquadri con Storie della Vergine e di Cristo sono intervallati da Profeti e Santi posti entro nicchie. A sinistra è visibile l’armadio reliquiario di Nunzio Ferraro (not. dal 1578 al 1604) privato delle ante centrali, della statua della Carità e di quelle sui pannelli laterali. Le parti mancanti furono infatti rubate nel novembre 2001. Le Virtù reggenti lo stemma della Santa Casa sono state ritrovate nel 2003 dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.

Attraverso la sacrestia si accede a due piccoli vani: a sinistra, l’antica ‘sala del tesoro’; a destra, un ambiente nel quale è collocato un lavabo marmoreo di Girolamo D’Auria (not. dal 1566 al 1621).

Descrizione delle scene dell’arredo ligneo (dall’ingresso in senso antiorario) :

1) Gesù cammina sulle acque; 2) Isaia; 3) Santo vescovo; 4) Pentecoste; 5) Assunzione della Vergine; 6) Guarigione di un indemoniato; 7) Ezechiele; 8) Gesù soccorre un uomo che traporta un fardello; 9) Natività di Gesù; 10) Santo con libro; 11) Profeta barbuto; 12) Resurrezione di Lazzaro; 13) Gesù guarisce un paralitico; 14) Profeta barbuto; 15) Resurrezione della figlia di Giairo; 16) La probatica piscina; 17) Daniele; 18) Resurrezione del figlio della vedova di Naim; 19) Gesù e la Samaritana; 20)Profeta barbuto; 21) Gesù nel deserto con Sant’Antonio Abate; 22) Guarigione della figlia di una Cananea; 23) Profeta barbuto; 24) Cena in casa di Simone il fariseo; 25) Incontro di Gesù con due apostoli e cena in Emmaus; 26) Profeta barbuto; 27) Incredulità di san Tommaso; 28) Consegna delle chiavi; 29) Profeta; 30) Vergine annunciata; 31) Angelo annunciante; 32) Profeta barbuto; 33) Resurrezione di Cristo; 34) Entrata di Cristo a Gerusalemme; 35) Profeta barbuto; 36) Gesù caccia i mercanti dal Tempio; 37) Moltiplicazione dei pani e dei pesci; 38) Profeta barbuto; 39) Trasfigurazione; 40) Guarigione del servo del centurione; 41) Geremia;42) Gesù e l’adultera;43) Gesù restituisce la vista a un cieco; 44) Profeta barbuto;45) Gesù libera l’ossessa. La scena numero 12 e quelle numerate dal 21 al 29 e dal numero 32 al 41 risalgono alla seconda metà del Cinquecento e sono opera di D’Auria, Caccavello. Tutte le altre appartengono all’ambito di Giovanni da Nola.